Nel Calcio e non solo si parla ormai di Mental Coach, una figura che ben interpreta lo spirito di ogni atleta e che li aiuta a raggiungere i loro obiettivi sfruttando al meglio le loro potenzialità.
Abbiamo incontrato Vincenzo Brunacci il più giovane mental coach d’Italia. Forse il suo nome suona familiare o magari lo abbiamo visto in qualche attività sportiva.
Vincenzo, un tempo calciatore, ha calcato i campi fino alla Serie D passando dalla primavera come tanti giovani, dove purtroppo non ha ottenuto un ampio spazio di gioco.
Ad oggi, lui ci rivela che è stato un bene non trovare spazio perché è riuscito a fare un qualcosa che oggi lo rende ancora più orgoglioso e soddisfatto.
LA STORIA DEL MENTAL COACH BRUNACCI
Tuttavia in squadra emergeva come un leader, confrontarsi con lui ormai era diventato prassi per tutti i membri della squadra e dello staff, spinto dagli incoraggiamenti di amici e compagni di squadra, ha deciso di intraprendere il percorso di mental coach, approfondendo gli studi presso la Mental Coach Academy.
Grazie alla sua esperienza sul campo e alla dedizione nello studio di tecniche e strategie di coaching, oggi come negli anni precedenti Vincenzo può vantare collaborazioni con tantissimi calciatori professionisti, distribuiti tra la Serie A, Serie B e la Serie C.
Senza dimenticare collaborazioni con atleti in altri sport.
Questo evidenzia l’unicità del suo percorso in questo settore, nonostante la giovane età si sta già affermando ad alti livelli.
La metodologia è sicuramente la novità che differenzia Vincenzo dai sui colleghi, lui la definisce innovativa e vicina al calciatore, diventando quasi con un amico che cerca di avere il più possibile un impatto positivo nei loro percorsi professionali.
Proprio in Italia, tra i giovani mental coach è sicuramente un punto di riferimento per i tanti ragazzi che vogliono affacciarci a questo mondo.
Il rapporto con i suoi assistiti è sicuramente la chiave di tutte queste collaborazioni.
Per Vincenzo è molto importante creare un rapporto sano e sincero, il rapporto lavorativo può finire quello umano deve rimanere.
Auguriamo a Vincenzo un buon lavoro sperando di poterlo vedere al più presto come un punto fermo anche a livello internazionale.