ROMA (FLASHSPORT.EU) – Riportiamo la lettera di Angela Piscitelli, sorella di Fabrizio Diabolik, capo degli Irriducibili Lazio e assassinato il 7 Agosto, la quale ha scritto al Questore, al Prefetto, e al Ministro dell’Interno, pubblicata da AdnKronos, per ribadire l’importanza di fare I funerale come desidera la famiglia. Di seguito il testo della stessa :
“In riferimento all’ordinanza emessa dal questore di Roma il giorno 9 agosto 2019 relativa alle modalità di svolgimento del funerale di mio fratello Fabrizio Piscitelli, fa presente quanto segue:le modalità suddette vengono decise dai familiari del deceduto in base ai principi della Costituzione Italiana che sono inalienabili; il tentativo di appropriarsi di un evento doloroso che dovrebbe essere circoscritto a parenti e amici per quanto numerosi siano, sembra dimostrare o la volontà di provocare offendendo la memoria di un essere umano, o dimostrano la paura e l’incapacità di gestire un evento luttuoso nel timore aprioristico che possa assumere proporzioni rilevanti (tertium non datur)”.
“Gli articoli a cui si fa riferimento nell’ordinanza che (ironia della sorte) appartengono al regime fascista, in particolare l’art. 25 e 26 del Tulps del 18/6/1931, probabilmente o sono stati mal letti o non compresi correttamente”
“Si ribadisce che non essendo un evento goliardico o di altro genere ma come vi ricordo luttuoso, tutti coloro che vorranno presenziare alla cerimonia funebre saranno accomunati esclusivamente dal sentimento di dolore e di vicinanza affettiva per la morte di un amico, di un fratello, di un figlio, di un marito e di un padre che per quanto abbia avuto problemi giudiziari, peraltro tutti scontati personalmente, era e resta un essere umano (vedi Costituzione Italiana)”.
“Si evidenzia inoltre come tale provvedimento ferisca ulteriormente e profondamente i familiari di Fabrizio già tremendamente provati dalla sua tragica morte, in particolare un padre di 89 anni ed una madre di 80 anni, che certamente avrebbero voluto rendere il loro ultimo saluto al figlio alla luce del sole, come loro e Fabrizio stesso avevano diritto, non nell’ambito di una squallida procedura, che non si può certo definire cerimonia, quale quella imposta con tanta insensibile arroganza e prepotenza; a leggere detto provvedimento, sembra quasi che Fabrizio invece di essere stato barbaramente assassinato si sia macchiato nell’occasione di qualche tremenda nefandezza tanto che la sua memoria debba essere praticamente da subito drasticamente cancellata; in sostanza, prima è stato ucciso fisicamente ed ora dovrebbe esserlo anche nei ricordi e nei sentimenti di tutti coloro, e sono tanti, che gli hanno voluto bene, come se, ma forse tale avverbio è pleonastico, essersi fatto ammazzare fosse un’altra sua colpa; o forse si potrebbe interpretare come una provocazione ottenuta anche attraverso la strumentalizzazione della figura di mio fratello, come se il tentativo di imporre tale provvedimento abbia l’obiettivo di creare ad arte una situazione di agitazione al fine di accreditare una deriva autoritaria che renda più credibili alcuni personaggi politici oltretutto di dubbio spessore”.
“Se la memoria mi assiste, ma ho ricordo nitido, ci sono precedenti che dimostrano come le decisioni del prefetto o questore e della Chiesa, siano state in passato del tutto diverse fino a tollerare e non impedire manifestazioni di sfarzo e potere che bloccarono un intero quartiere e che a mio avviso, nulla avevano a che fare con un funerale (vedi il signor Casamonica presso la chiesa di Don Bosco in agosto 2015)”.
“Tutto ciò premesso, si ribadisce l’intenzione di celebrare liberamente il funerale di mio fratello usando tutti gli strumenti legali a disposizione in un paese democratico ed in questa sede colgo l’occasione per rappresentare l’auspicio che nello svolgimento delle indagini si dimostri la stessa solerzia ed accanimento scevri da pregiudizi, per assicurare giustizia a tutte le vittime come in questo caso è Fabrizio”.