In Esclusiva per Sportpress24 a firma di Massimiliano Vienna, Angelo Polimeno Bottai, autore, saggista, politologo e già vicedirettore del TG1, si è concesso a tutto campo nel raccontarci la sua passione per lo Sport ma soprattutto per il calcio. Una piacevole conversazione che spazia dalla storia di un ragazzo innamorato per una maglia storica alla professione giornalistica che abbraccia il sociale, la politica e l’economia.
Qual è il suo rapporto con lo sport?
E’ duplice. Da ragazzino giocavo soprattutto a calcetto, oggi gioco a tennis e quindi per me è uno sfogo, un momento per staccare la mente dagli impegni quotidiani, dal lavoro e dalla famiglia. Quindi è uno spazio di libertà mentale più che di benessere fisico. Poi c’è lo svago nel seguire lo sport e in particolare il calcio. Sono un tifoso della Lazio da quando ero ragazzino. Seguo anche altri Sport, soprattutto guardo il tennis.
Lei è molto legato alla Lazio, com’è nata questa sua passione?
È nato andando a vedere una partita della Roma. Mio padre mi portò allo stadio da bambino a vedere Roma-Inter. Durante la partita l’Inter sfiorò un gol e io ho detto: “No, Mannaggia”. Mio padre mi disse: “Angelo guarda che la Roma sono gli altri”. Risposi: “Sì papà, ma io quelli rossi non li sopporto”. Quindi siccome non potevo tifare l’Inter, perché mi sentivo romano, ho capito che la mia squadra è la Lazio. Poi sono andato a vedere le prime partite anche allo stadio della Lazio. Però sono diventato laziale vedendo la Roma. Quel Roma-Inter ricordo finì 0 a0.
C’è un calciatore a cui è particolarmente affezionato?
Giorgio Chinaglia! Innamorato di Giorgio Chinaglia, è stato il mio idolo quando ero ragazzino perché ha ridato a tutti i tifosi della Lazio l’orgoglio e la consapevolezza di tifare per la squadra più antica, più prestigiosa, più nobile della Capitale. Ho nel cuore anche altri giocatori come Luciano Re Cecconi, Martini che insieme a Pietro Ghedin stavano tutti nel mio quartiere, il Fleming. C’era anche Pino Wilson, quindi sono cresciuto nel quartiere che era praticamente il quartier generale della Lazio. Nelle ore in cui non stavano in campo stavano quasi tutti al Fleming, ma anche prima di loro prima di loro, mi ricordo di Giambattista Moschino e tanti altri. Comunque, Chinaglia era Chinaglia.
Come vede la Lazio in questo momento e quali prospettive secondo lei può avere?
Secondo me la Lazio è una squadra che ha dei buoni giocatori; è di livello medio alto, parliamo in riferimento al livello del calcio in Italia. In questo momento le manca qualcosa in difesa. Soprattutto non c’è un vice Immobile. Immobile, che è un fenomeno, ogni tanto, o è squalificato o è infortunato. Anche lui deve avere la possibilità di respirare. C’è anche la panchina un po’ corta. Detto questo, però, bisogna anche riconoscere una cosa, perché tutti criticano Lotito. Anch’io l’ho un po’ criticato, però, è anche vero che Lotito in questi anni ha tenuto la Lazio quadrata nei bilanci. Lotito è riuscito a tenere un equilibrio ed un discreto andamento della squadra. La Lazio ha vinto un bel po’ di trofei. Dopo la Juventus e l’Inter è la squadra che ha vinto di più in questi ultimi 10 anni. Tra l’altro spendendo molto meno di altre squadre, meno della Roma, meno del Napoli e meno del Milan. Tutto sommato non si può avere tutto, anche perché chi gestisce la Lazio deve fare i conti anche con le entrate, alla Lazio non c’è il pubblico della Roma, il finanziamento di tifosi. Non c’è il pubblico del Napoli, anche perché a Napoli c’è una squadra sola e quindi… Tutto sommato si potrebbe fare un po’ meglio, Lotito e Tare che ogni tanto comprano qualche bidone (ride…), però diciamo che bisogna essere realisti.
Lei che ha passato la sua carriera giornalistica a contatto con la politica, qual è la sua influenza sullo sport in Italia?
Più che la politica, sono i politici. Nel senso che sono i politici che intervengono sullo sport. In alcuni casi, per esempio, li abbiamo visti intervenire sulle regole in conseguenza del Covid. Purtroppo, inevitabilmente, ha penalizzato anche il calcio che è un’industria. Poi c’è un rovescio della medaglia, ci sono dei politici che vanno allo stadio. Quando ci vanno? Per esempio, quando c’è la nazionale che va bene, perché diventa un’occasione valida per loro. Diventa quasi un vanto, come se fosse un po’ anche merito loro. Poi perché allo stadio, comunque, si fanno vedere perché può essere un modo anche di accrescere la loro popolarità. C’è anche la passione sportiva, per esempio a Montecitorio in Parlamento ci sono tanti gruppi di politici che hanno formato il club Montecitorio Roma, Inter ed anche Lazio e Juventus, Quindi ci sono tre elementi, la politica che decide sullo sport, la politica che usa lo sport come veicolo di pubblicità e c’è anche l’uomo politico che si appassiona allo sport che ti fosse un tifoso.
Sappiamo che lei è anche uno scrittore qual è stato il suo ultimo lavoro?
Il mio ultimo libro si intitola “Alto Tradimento”. Le vendite sia in libreria che su Amazon stanno andando molto bene. E’ una ricostruzione, anche con testimonianze e documenti importanti, di momenti particolarmente difficili che attraversano il nostro paese. Le privatizzazioni, cioè, la vendita del patrimonio industriale dello Stato è stata, purtroppo, una vera e propria svendita. Anche l’operazione euro, il trattato di Mastricht, di cui pochi giorni fa abbiamo celebrato il trentennale, è stato stravolto da regole che hanno cambiato in maniera surrettizia ed un po’ sottobanco, senza farli approvare dai parlamenti dei paesi membri. E’ un viaggio dentro le cause della crisi che è stata creata nel nostro paese ormai da trent’anni.