Maurizio Sarri non si immaginava di certo così la sua prima stagione alla guida della Juventus. Alla seconda finale stagionale i bianconeri steccano nuovamente, impattando sul Napoli “tutto grinta” di Rino Gattuso che, da sfavorito, ha “rimbalzato” critiche e avversari eliminando dapprima l’Inter di Antonio Conte – il grande ex che avrebbe dovuto strappare il trono della “vecchia signora” in campo nazionale- poi la Juventus stessa in una finale comunque povera di emozioni nei 90 minuti. Proprio Gattuso, che tra mille critiche e pregiudizi aveva preso il timone di una squadra in rotta e dalle ambizioni notevolmente ridimensionate, dopo la debacle di Ancelotti, ha saputo valorizzare al meglio le risorse che aveva a disposizione e ridare vitalità all’ambiente. Questa vittoria è figlia di una instancabile dedizione al lavoro, visibile anche nella vigilia della partita più importante, con il tecnico calabrese sempre presente agli allenamenti nonostante la tragedia personale vissuta proprio in questi giorni.
E mentre a Napoli si festeggia senza sosta – e senza molto rispetto del distanziamento sociale e delle misure sanitarie di sicurezza- a Torino cominciano a sorgere dubbi sulle scelte dirigenziali che hanno visto cacciare un tecnico tra i più vincenti della storia bianconera (Massimiliano Allegri) in favore di uno che non ha mai vinto titoli in campo nazionale fatta eccezione per le promozioni, ottenute in anni di gavetta.
Se è vero che la condizione atletica della Juventus tutta, Cristiano Ronaldo compreso, lascia ancora a desiderare, a causa del lungo stop, questo tuttavia non sembra un alibi sufficiente a giustificare il vuoto creatosi nell’attacco bianconero, attestato dall’assenza di reti per due partite consecutive. Il “Sarrismo” tanto desiderato dalla dirigenza juventina e vistosi solo a sprazzi durante l’intera stagione non sembra però disegnato per la rosa attualmente a disposizione del tecnico toscano che, se confermato nella prossima stagione, necessiterebbe di rincalzi di qualità a centrocampo, dove il “bel gioco” langue.
Ora Sarri sa di essere in lotta per due obiettivi non semplici da raggiungere: Un ritorno di ottavi di Champions League molto ostico contro il Lione (all’andata finì 1-0 per i francesi) e un finale di campionato, dove tutto sembra – addirittura più di prima- rimesso in discussione. La Lazio di Simone Inzaghi è infatti distante un solo punto dalla vetta e ha l’obbligo di tentare di scucire il tricolore dal petto dei pluricampioni d’Italia, visibilmente in crisi d’identità.