OYMYAKON (FLASHSPORT.EU) – Oggi 20 gennaio 2019, ad Oymyakon, il luogo abitato più freddo del mondo, in Jakutia (RUS), si è compiuto quello che fino a questa mattina, nessun uomo era mai riuscito a realizzare. Ad una temperatura di -52°C , con un picco di -52,6°C , il Sovrintendente della Polizia di Stato Paolo Venturini, in 3h54’10” ha corso la distanza di km 39,120 da Tomtor ad Oymyakon. Le temperature sono state rilevate da una serie di termometri Delta OHM, certificati a livello mondiale.
Combattere contro il cronometro non gli bastava. Neppure battere i suoi avversari in gare internazionali. Paolo Venturini ha voluto spingersi oltre, sfidando la natura e le sue condizioni più estreme. Tra il 17 e il 22 gennaio correrà la Monster Frozen, percorrendo in solitaria 38 chilometri a Jakutsk, nella Siberia orientale, il luogo abitato più freddo del pianeta.
“L’uomo può raggiungere obiettivi incredibili, se ben preparato e allenato”, ci dice al telefono dalla Russia l’atleta padovano dei gruppi sportivi delle Fiamme oro e sovrintendente della Polizia di Stato, classe 1968. Che trova il senso più profondo di questa impresa nella ricerca di nuovi limiti fisici e psicologici per l’uomo, e nel superamento degli stessi.
“Sono le 18:10. In queste ore si registrano tra i -46 gradi, quando c’è la debole luce solare, e i -49 di notte. Ma le temperature dovrebbero scendere durante i giorni in cui è prevista la corsa”. Nelle aree remote della Jakutia, infatti, è stata rilevata la temperatura minima record di 71,2 gradi sotto lo zero. E a gennaio solitamente scendono sotto ben oltre i -60 gradi. L’obiettivo è coprire la distanza tra i villaggi di Tomtor e Ojmjakon in circa 4 ore.
“Esistono rilevamenti di temperature più basse in Antartide fatte con un satellite in inverno, ma si tratta di zone del mondo che sono disabitate durante quel periodo dell’anno”, vuole precisare Venturini. Ma questo non rende certo la gara con se stesso più semplice, visto i rischi che corre: “Il sudore si ghiaccia sotto i vestiti. Inoltre, con un tasso di umidità all’80 per cento e temperature sotto i 46 gradi, significa inalare aria congelata che ti irrita tutto l’albero bronchiale e che mette in pericolo gli alveoli polmonari“. Per questo, anche la velocità di corsa va studiata: con un ritmo troppo elevato, il vento in faccia aumenterebbe il freddo percepito. Così il piano gara prevede di stare sotto i 10 Km/h.
Solo un anno fa aveva percorso 75 km nel deserto di Dasht-e-Lut in Iran, uno dei luoghi più caldi del pianeta: il termometro riportava 67 gradi mentre l’atleta della polizia di Stato batteva quell’inferno segnando un altro record personale. Al termine di quell’impresa, gli è venuta l’idea di alzare nuovamente l’asticella e correre in condizioni climatiche completamente opposte.
Prepararsi al meglio per la sfida è stato complicato: “Non potevo ricreare in Italia la situazione che ho trovato in Siberia. Nel febbraio del 2018 ho fatto i primi test qui a Jakutz con l’attrezzatura normale che avevo a casa: c’erano -43 °C”. Poi è cominciato un duro lavoro per trovare i materiali più adatti anche con l’aiuto degli sponsor, tra i quali c’è anche il Parmigiano Reggiano: “Questo formaggio fa parte della mia alimentazione, per l’apporto di sali minerali e per il fatto che, anche se ghiacciato, si sbriciola e si può mangiare“, ci spiega Venturini.
Trovare l’abbigliamento capace di tenerti al caldo e all’asciutto, consentendoti di correre, non è stato semplice, visto che non esistono materiali studiati apposta per correre a queste condizioni di gelo. “Anche gli alpinisti che vanno sugli 8mila o gli esploratori polari che si imbattono in temperature molto rigide hanno del vestiario che è fatto per camminare, piumini e pantaloni molto grossi che sono un intralcio per la corsa”.
L’allenamento è stato molto duro e c’è stato bisogno di trovare modi fantasiosi per praticarlo in Italia. “Da noi, un freezer o una cella frigorifera arrivano a -25 °C. Difficile replicare le condizioni della Monster Frozen. Poi abbiamo trovato la soluzione: un abbattitore per il tonno di un’azienda, che ha questa stanzetta dove le temperature scendono fino a -52 °C. Lì ho potuto fare dei test”.
La preparazione è poi continuata con immersioni in acque gelate durante l’inverno. “Nelle ultime settimane prima di partire ho fatto dei bagni ghiacciati nell’Adriatico per dare uno shock termico al corpo: l’acqua era intorno ai due gradi durante i giorni di Natale e Capodanno, è stata una bella botta di freddo”, ci rivela mentre si riposa dalla sessione di allenamento. È calata la notte da un po’ in questa terra che il Sole stenta a toccare: “Praticamente è quasi sempre buio. Le ore di luce sono poche, l’alba è alle 9.30, il tramonto alle 2.30. Siamo molto vicini al circolo polare artico”.
Questa continua ricerca dei limiti ha portato Venturini in diverse zone del mondo: dal Madagascar all’Australia, dallaNuova Zelanda alla Death Valley in Nevada. Sempre seguito dai medici, che monitoravano il suo stato di salute. Nonostante ciò, a volte la situazione ha preso una brutta piega.
“Recentemente in Ecuador ho provato a raggiungere correndo la cima del vulcano Chimborazo, 6310 metri sopra il livello del mare. La mia sfida era toccare la vetta senza uso di ossigeno artificiale e medicinali. Mi sono dovuto fermare a 5580 metri: quando ero partito il primo giorno c’erano 38 gradi con il 65 per cento di umidità. Non avevo più forze e a quell’altezza le temperature registravano -25 gradi, con neve e una bufera incredibile. E non ci sono elicotteri che volano a quella quota, quindi niente elisoccorso”, ci racconta Venturini.
E continua: “Le guide della polizia alpina mi dissero: ‘Se continuiamo a salire, non torneremo più indietro‘. Alla fine siamo rientrati, ma è stata una discesa drammatica”. Ora è pronto a misurarsi di nuovo con se stesso e con la forza della natura.